mercoledì 8 maggio 2024

A2, quarti playoff & 1° turno playout G2 e G3: volatone, psicodrammi e sorprese, ma le favorite passano

 - Eravamo rimasti dopo una girandola di gare-1 al frizzo. Dopo G2 e G3 possiamo dire che ci sono state meno sorprese di quante potevano capitare, nel primo turno di playoff e playout di A2, ma decisamente non ci si è annoiati. Tra l'altro, l'ultima partita in ordine di disputa è stata quella col finale più assurdo, Vicenza-Moncalieri (vedi sotto).


- E quindi partiamo dalle sorprese, ovvero le serie vinta da una peggio piazzata. Nei playoff alla fine sono state solo due, ad opera delle quinte ai danni delle quarte, quindi in realtà sorprese molto relative. Broni non era meno forte di Matelica, né Treviso era più debole di Mantova; valori ravvicinati che hanno prodotto tutte partite in grande equilibrio.
Treviso ha completato l'opera in G2 nonostante un malessere (se non erro) abbia colpito D'Angelo che stava sfiorando il ventello già nel 3° quarto, aggiungendosi all'assenza di Pobozy; Mantova ha provato a recuperare Llorente ma ha giocato solo 3 minuti. Nel finale punto-a-punto Vespignani e compagne hanno avuto la meglio.
Ancora più tirata la serie tra Broni Matelica, che le pavesi hanno pareggiato in G2 con un allungo a inizio ultimo quarto, per poi vincere in una G3 estenuante per l'intensità e i continui sorpassi; quello decisivo è stato firmato da Coser con un semigancio a 40" dalla fine; poi due azioni caotiche non hanno mutato il punteggio (65-66). Succede che Gramaccioni tenta un difficile tiro dalla media sullo scadere dei 24", non prende il ferro, due marchigiane s'ostacolano a rimbalzo; palla a Broni a circa 20" sul cronometro (difficile dirlo con esattezza perché il tempo in sovrimpressione era in ritardo), ci si aspetta che Matelica faccia fallo, invece per vari secondi sembra che l'idea non sia presa in considerazione, :wacko: dopodiché Ianezic va a canestro abbastanza solitaria ma sbaglia (nessuno le ha detto che in quelle situazioni si schiaccia a due mani?), ormai però il tempo è agli sgoccioli e Matelica può solo provarci da metà campo senza frutto. Grande Moroni, nella sua terra d'origine, con 25 punti e 7/8 da 3 di cui 5 triple di fila nel 1° quarto.

- Quindi grazie a Broni il girone Ovest salva l'onore pareggiando 4-4 i passaggi del turno nei playoff. Le 3 "top" del West, peraltro, hanno tutte faticato: Derthona 2-0 su Bolzano ma con un doppio +2 (G2 all'overtime, addirittura, e parliamo di prima contro ottava); Valdarno pure lei 2-0 su Ponzano, ma G2 al supplementare, 68-69, con pareggio di Mioni allo scadere dei regolamentari e penetrazione di Rossini alla fine del prolungaggio. E Costa ha fatto 2-1 dominando alla distanza G3 (parziale di 40-9 negli ultimi 16') ma dopo aver subìto il pareggio con un parziale di 17-1 per Trieste (rimasta senza Tempia oltre che senza Rosset) negli ultimi 6'30".

- Le big dell'Est invece hanno liquidato 2-0, con autorità, le rispettive opponenti: Udine su Spezia; Alpo su Empoli; Roseto su Selargius. Quindi diciamo che a parità di serie superate, la palma va comunque alle orientali. Vediamo poi chi arriverà in fondo ma ora gli scontri incrociati sono di meno. Si hanno queste semifinali: nel Tabellone 1 Derthona-Treviso e Costa-Valdarno; nel Tab. 2 Udine-Broni e Alpo-Roseto.

- Nei playout tanta roba sul piano emotivo; 3-1 per l'Est e ben 3 "upset" su quattro. Soltanto Rovigo, cioè, è riuscita a salvare la ghirba col vantaggio del campo, facendo 2-1 su Carugate grazie a un 9-0 negli ultimi 2'30" (64-60). Da segnalare i 30 punti della 2004 Zanetti in G2 ma la risolutrice in G3 è stata Paoletti. Per le lombarde, 12 della sempre generosa quanto efficace 2003 di casa, Usuelli, ma i nomi più nobili non fanno la differenza.
E veniamo ai ribaltoni. Si ha il giubilo di Vigarano, rialzatasi alla grande dopo una regular season con una rosa e mille spine: 2-0 su Torino che era in corsa fino all'ultimo per la salvezza diretta; in G2 Siciliano fa 24 punti + 11 assist, Cutrupi 18 + 16 rimba.
Roma, altro che capoccia! La capoccia si rompe, se dopo la Stella Azzurra scenderà anche il Basket. :woot: La squadra della meglio gioventù capitolina (sempre senza Cedolini e con nuovo forfait di Benini) recupera il fattore-campo espugnando Ancona in G2, ma si fa nuovamente infilzare nella G3 casalinga, 48-51, segnando solo 7 punti nell'ultimo quarto; Lucantoni (16 ma con 4/22 dal campo) manca la tripla dell'overtime. Si sentiva dire "chi dell'Ovest becca Ancona e Rovigo si salva comoda": un bel tacer non fu mai fritto.

- Ma ecco in chiusura del weekend, come cennavo, lo psicodramma più psicodrammatico di tutti. Vicenza, da meglio piazzata della zona-playout all'Est, non ha avuto fortuna, va detto, a beccare Moncalieri (in crescita) rispetto magari al Basket Roma (in difficoltà). E in effetti le piemontesi in G2 hanno pareggiato la serie con un certo agio. Ma in una stitica e tesissima G3, in cui le compagini hanno tirato appena sopra il 30% e perso 40 palloni totali, sembrava quasi fatta per le suddite di Zara sul 39-31 a 5' dalla fine, cioè +8, un abisso per un punteggio così basso. Ma Moncalieri con sussulto di reni pareggiava a quota 39. Una tripla di Togliani riavvicinava le venete alla salvezza, poi Cicic accorciava da sotto (42-41) e Togliani si ritrovava in lunetta con due liberi a -8". Sanguinoso lo 0/2 della mantovana, ma può succedere; ben più grave è il ritardo generale della difesa vicentina, totalmente scoperta, che concede alle avversarie un contropiede con pochissima copertura; le uniche due tornate indietro raddoppiano su Cicic, la quale scarica sulla sopraggiungente Salvini, libera e indisturbata, per l'appoggio da sotto (42-43), mentre una o due difensore vicentine arrivano in ritardo, a frittata fatta, con l'aria di "ops, scusate, eravamo andate a prendere un tè coi pasticcini". :ph34r:
Immaginiamo lo strazio di Zara, lei che ha masticato la Wnba e ha vissuto la Grande Comense e lo Spartak Mosca di Taurasi. :sick: Ma non è ancora spacciata. Intanto, l'unica a salvarsi subito, dell'Ovest, è quella che si era piazzata peggio, appunto Moncalieri.

- Quindi il turno-salvapelle, senza più appello, vede Vicenza contro Carugate (e sarà inopinata retrocessione, chiunque perda delle due) e Basket Roma-Torino (e pure qui direi che starà stretta assai la discesa). Pochi spettacoli sono emotivamente possenti quanto una squadra che festeggia la salvezza mentre l'altra si dispera; vedremo chi interpreterà i rispettivi ruoli.

Perché le frasi di Ticchi sulle donne-giocatrici sono criticabili

Da Bolognabasket.org:

Giampiero Ticchi è stato ospite di Sport Club su E-Tv. 

(...) Andasti via da Venezia dopo aver vinto. “E' una situazione che si è ripetuta anche a Bologna. Non ho permesso che rapporti sentimentali tra giocatrici e dirigenti portassero a squilibri. Questo ha portato ad avere problemi con una dirigente, lei aveva più vicinanza alla proprietà di me e hanno scelto che era meglio che io andassi via. La femminile è affascinante ma complicata, certi equilibri sono complessi: se sei tollerante rischi di non avere risultati, se sei rigido pesti i piedi a giocatrici o dirigenti. Io ho principi indispensabili per portare avanti il gruppo, la società li avrà ritenuti troppo rigidi”

Hai detto che allenare la femminile è come avere dieci fidanzate. “Si butterebbero nel fuoco per te, ma se fai torto ad una le altre lo seguono, perchè sono molto vendicative. Ad un ‘Roberto’ posso dire che ha sbagliato, ma se lo dico ad una ‘Roberta’ rischi di offenderla, quindi devi evitare di additarla e parlare di errore collettivo. Ma è bello, perchè sono grandi professioniste, serie, e devi cercare di aumentare la loro autostima perchè rischiano di avvilirsi. Ancora adesso tra allenare maschile e femminile sceglierei la femminile, comunque”

Quanto ha inciso il rapporto tra un dirigente e una giocatrice? “Preferisco non espormi, non va bene parlarne. Ho detto solo che le situazioni affettive all'interno di una squadra rischiano di compromettere i risultati"


Commento mio: 

Complimenti (per modo di dire) a Ticchi, in un colpo solo è riuscito a rivitalizzare stereotipi sul basket femminile che si speravano estinti. Se aggiungeva qualcosa tipo "le giocatrici sono più instabili d'umore perché hanno il ciclo" avevamo il pacchetto completo.

Ovviamente Ticchi ha diritto di esprimere il suo pensiero se è questo, e certamente ha un'esperienza di primo livello nel femminile. Ma è questione di rendersi conto che quel tipo di frasi stereotipate che generalizzano ("Le donne sono così", "Le donne fanno cosà") sono esattamente il tipo di discorsi che nella società attuale si cerca di combattere in quanto retaggio di quel maschilismo di fondo, secondo cui le donne sono esseri fragili e umorali, bisognosi della guida di un uomo forte.
Ovvio che Ticchi non volesse dire questo, ma nel momento in cui lui, nel discorso, esce dai casi particolari di cui ha avuto esperienza diretta (Venezia e Bologna), su cui nulla si può eccepire sul piano della forma (poi certamente non è cosa da poco che lui accusi sia la Reyer che la Virtus di aver tollerato relazioni sentimentali fra propri dipendenti, che avrebbero danneggiato la squadra, secondo Ticchi, ma non è questo il punto), e passa alla generalizzazione, come a dire che tutte le donne giocatrici si comportano così in quanto sono donne, è inevitabile che più di qualcuno lo critichi.

Ho sentito adesso tutta la registrazione, in modo da non affidarmi solo a riassunti magari incompleti o imprecisi, e a un certo punto Jack Bonora, uno dei due conduttori, dice a Ticchi: "Tu sai che se io mando la registrazione a Mediaset, tra una settimana siamo ospiti da Del Debbio con la Fusani che ci massacra e Cruciani che ci difende?". Questo per dire che si sono resi conto subito che le frasi di Ticchi erano a rischio di polverone.
Non c'entrano niente i soliti mulini a vento contro cui vuoi combattere, cioè i fantomatici "menestrelli del femminile". Quelle che s'incazzano sono casomai le donne, le fautrici del femminismo attuale. Per le quali una frase come "allenare le donne è come avere 10 fidanzate" è un assist perfetto per aizzarle. Idem la tesi che nel femminile le relazioni affettive interne alla squadra mettano a rischio il lato sportivo molto più che nel maschile.

Non m'interessa stabilire se sia vero o no, sto dicendo che non c'è da stupirsi se frasi del genere fanno rizzare i capelli a qualcuno. 

domenica 5 maggio 2024

A1, playout 1°t. (G2-G3): Brescia e Faenza salve, purgatorio finale Battipaglia-Milano

Rispettati i valori della stagione regolare: Brescia Faenza si salvano al primo round di playout, la sfida finale è quella più pronosticata dall'inizio, Battipaglia-Milano. C'era qualche legittimo dubbio che sarebbe andata così, in virtù della recente crescita delle due di fondo. Ma non è bastato a sovvertire il fattore-campo nel momento della verità.


- In G2 Battipaglia pareggia il conto in una partita che pur senza parziali eclatanti non sembra mai poter prendere strada diversa dalla vittoria campana, salvo nel finale del 1° quatto quando le romagnole impastano un parziale di 0-11 spinto da due triple di Cvijanovic (11-18 al 10').
L'intensità delle suddite di Rossini è superiore; sono in tante, quasi tutte, in giornata positiva o quantomeno discreta per le padrone di casa, mentre Faenza come terminale affidabile ha solo Dixon (oltre alla già citata Cvijanovic, però alterna al tiro), non abbastanza per tenere il passo delle invasate avversarie. Che nei due quarti centrali dominano, dapprima sorpassando (35-29 al 20'), poi allungando definitivamente (+15) anche se Faenza riesce a suturare parzialmente lo strappo attestandosi intorno al -10 (50-40 al 30'), salvo però non fare passi avanti nell'ultimo, che scivola agile sino in fondo (69-56).
Si hanno 5 in doppia cifra per Batti, egregio lavoro collettivo (Johnson 16 e Smorto 15 le tops); come detto solo Dixon, 24, e Cvijanovic, 15 (ma 6/17), incisive per Faenza; Tagliamento si ferma a 10 con 4/14 (anche in G1 ne aveva fatti 10, ma tutti cruciali).

- In G3, davanti a un PalaBubani che dallo streaming sembrava abbastanza pieno seppur non esaurito, Battipaglia è avanti solo per qualche frangente di un alterno 1° quarto, che però si conclude con un 6-0 per Faenza (17-14), la quale insiste nel secondo, allungando il parziale a 11-0 con Spinelli e una tripla di Cvijanovic; reazione di Batti con Domenger e Ferrari, ma dopo un breve testa-a-testa, da 30-28 scatta il break che si rivelerà già decisivo: un 11-2 nel finale di 2° periodo. Lo inizia Peresson con un arresto-e-tiro dalla media, poi Cvijanovic da 3 dall'angolo su buona circolazione-palla, poi 3 liberi fra Dixon e Tagliamento (ben 16 liberi guadagnati da Faenza contro una difesa battipagliense che morde ma nel modo sbagliato, a differenza di G2), infine allo scadere una gran tripla di Taglia, uscendo in taglio sull'arco, sulla parte sinistra del fronte, caricando e sparando in un amen. Giocata di classe com'è nelle corde dell'imprevedibile ma certo talentuosa brindisina. 41-30 per Faenza che nel frangente mette sul piatto anche una difesa tosta, su cui Battipaglia va in confusione inanellando brutti tiri, compresi cross dalla lunga distanza.
Nella ripresa Faenza, che a differenza dell'inizio diventa anche molto precisa da 2 (farà 13/21 nei secondi 20'), vola sino a +18, 54-36 al 25'. Risale Batti a cavallo della penultima sirena con Smorto e Yurkevichus prima, un gioco da 4 di Potolicchio poi (64-54) ma le romagnole non sbandano, anzi tornano a martellare con Dixon e Tagliamento che assommano ben 19 punti nell'ultimo quarto, quasi equamente suddivisi. Finisce in giubilo (81-60).
Si hanno 23 punti di Tagliamento (non timida, 2/10 da 2 e 3/8 da 3 ma 10/11 ai liberi) e 23 pure di Dixon (con 8/15 e 9 rimba), 11 di Peresson; ma tutte bene o quantomeno funzionali a una prestazione maiuscola di squadra. Resuscitata anche Niemojewska che era stata divorata da Domenger in G2. Per Batti, ne ha 14 Smorto ma è pressoché l'unica sopra le righe. Stranamente... suonate le campane :wacko: in questa G3 della verità dopo aver battuto possenti rintocchi in G2.
E quindi Faenza si salva sul campo proprio mentre si vocifera di una sua possibile rinuncia. :unsure: Vedremo. Stando solo al parquet, stagione ricca di beffe e avara di gioie, ma che meritava questo sorriso finale.

- Chiusa in due gare la serie tutta lombarda: Brescia esulta, Milano rimandata. Personalmente mi sono recato a gara-2, sotto una fastidiosa pioggia addì 1° maggio, al Bocconi Sport Center, gremito oltre capienza (500 spettatori ufficiali), con ovvia abbondante rappresentanza ospite.
La trama della partita è stata simile a quello di G1: vantaggio iniziale del Sanga e sorpasso alla distanza da parte di Brixia, sorniona nell'attendere il momento buono per ribaltare le sorti. Che stavolta è giunto all'inizio dell'ultimo quarto (in G1 nel terzo), ma gli ingredienti sono stati simili, ovvero una difesa salita d'intensità e un martellamento dalla media e dall'arco, trovando quel ritmo al tiro che prima era stato discontinuo. Per Milano, il fatto che nella serie abbia chiuso in testa 5 quarti su 8 senza portare a casa una vittoria, indica al tempo stesso un'apprezzabile propensione a prendere la partita di petto, riuscendo a fare l'andatura contro una squadra dal maggior potenziale, ma anche il limite di non riuscire ad arrestare la salita inesorabile della marea avversaria, nel momento in cui si arriva al dunque. In poche parole, entrambe le volte Brescia ha cambiato marcia e Milano in pochi minuti ha preso il parzialaccio tagliagambe, senza riuscire a ribaltare il destino.

- Il Sanga meglio di così nel 1° quarto non poteva fare, in attacco (29 punti con 9/10 da dentro l'area e 3/8 da 3, quindi anche "ultramoderna" nelle scelte di tiro che escludono la media distanza), ma era avanti solo di 4 perché Brescia ne ha segnati 25 con 10 canestri da sotto. La sensazione era che le Zanardiane stessero lì incollate pur avendo aperto al 70% il loro serbatoio, laddove le Pinottiane erano già vicine, se non oltre, al proprio 100%.
Nel 2° quarto abbassamento drastico delle marcature; si andava all'intervallo sul 39-35 (quindi parziale di 10-10) con un canestro acrobatico di Madonna. Si avevano Turmel a 11 e Dornstauder a 9 per le casalinghe, Louka a 13 e Garrick a 12 per le viaggianti.
Nel 3° periodo si passa da +6 Sanga a +4 Brixia, che trova colpi incisivi da Tassinari, mentre un... colpo, ma in faccia (credo), è quello che stende la già mascherata Landi costringendola a uscire verso fine 3° quarto. In cui Milano trova un fattore a sorpresa in Bonomi (ex di turno come Turmel), non entrata in G1, che segna la sua seconda e terza tripla di giornata rimettendo avanti le sue al 30' (51-50).
Ed ecco il momento cruciale. L'ultimo vantaggio milanese è un 53-52 su "reverse" di Dornstauder. Poi arrivano le staffilate bresciane: Boothe e Garrick dalla media, ancora Garrick, martello pneumatico, da 3 su rimbalzo lungo che sfugge alle padrone di casa (53-59 a 6'30" dalla fine). E' lì che a Milano manca quella reazione che riprenda la partita prima che le sfugga irreversibilmente; è invece Brescia ad affondare i colpi. Zanardi, in serata storta al tiro come in G1, distribuisce assist a destra a e a mancina, colpiscono Skoric da 3, Boothe da sotto, Garrick dalla media. Poi Tomasoni, la 2004 scudiera di Zanardi in tante battaglie sin dalle giovanili, intercetta e vola in contropiede: fosse un maschio arriverebbe lo schiaccione a due mani, :wacko: ma è comunque un momento ad alta intensità, anche simbolica, il suo canestro con esultanza, per un 55-68 a 4' dalla fine che sigla virtualmente la salvezza bresciana.
In realtà Milano lotta ancora con Madonna che infila due triple, la seconda per il 63-70 a 2' dal termine, ma Brixia replica con Skoric e mantiene un vantaggio che evita ogni rischio; finisce 65-75 e parte la festa del clan ospite col loro settore di pubblico.
Si hanno Garrick a 22 punti, Louka a 16 e altre 3 in doppia cifre per le vittoriose; dall'altra parte Turmel 15, Dornstauder 13 e le varie Toffali, Madonna e Bonomi poco sotto i 10.
Percentuali sopra il 50% da 2 per ambo le squadre, e migliori per il Sanga da 3, ma Brixia è riuscita ad avere una decina di possessi in più e hanno fatto la differenza.
Dopo una G1 stranamente (ma forse in realtà normalmente) generosa nei fischi, l'arbitraggio torna ad essere in modalità "prima finiamo meglio è", accordando 4 liberi a Milano e 6 a Brescia.

- Brixia dunque conquista la prima salvezza in A1 sul campo, dopo la retrocessione dello scorso anno, cancellata tramite acquisizione diritti; in realtà i playout stavano persino stretti alle biancoblù dopo aver tallonato a lungo i playoff o almeno la salvezza diretta. In ogni caso il passo avanti è tangibile.
Nota finale doverosa su Zanardi: chiude la sua carriera in maglia bresciana con 2 punti ma 10 assist. E' un paradosso per una ragazza di 19 anni, ma per la storia della sua società è una bandiera almeno quanto Arturi per il Geas, avendo accompagnato ogni tappa della crescita del club (gestito dai suoi genitori) dalla C all'A1, oltre ai successi giovanili con 2 scudi 3x3.

Nella foto: festa bresciana al Bocconi Sport Center.


sabato 4 maggio 2024

A1, quarti G3: le stelle del Sud. Magia Ragusa, storica Campo. Flop Bologna, incompiuta Geas

 - Incredibile Ragusa. O forse sì, era credibile, che potesse mandare gambe all’aria Bologna, e bisognava saperne cogliere i segnali. Ma credo sia stata una sorpresa per chiunque, almeno il modo in cui si è prodotto questo 1-2 che manda in semifinale le sicule e boccia clamorosamente le felsinee. Montagne russe, incoerenza totale tra una gara e l’altra. Sembrava che la Virtus avesse ripreso il controllo della serie, archiviando come incidente di percorso la scivolata in G1. E che Ragusa avesse esaurito la fiamma, appagata di aver fatto già più del suo dovere, o comunque senza risorse sufficienti a ripetersi. Alla faccia! Dopo 4’30” di G3, in una Segafredo Arena ben più popolata della volta precedente (1256 spettatori), il tabellone luminescente stampava uno 0-15 da non credere. :woot: Per le ospiti, s’intende. Juskaite e Chidom già a 11 punti in due; la Virtus inebetita. Giusto un canestrino di Zanda per rompere la calotta polare (ghiaccio è troppo poco), ma le bianconeri insistevano, anche con Thomas e una tripla di Miccoli: 2-22 dopo 8’20”, sempre più sospetto d’allucinazione collettiva. Virtus con 3/18 al tiro alla fine del 1° quarto, ma giusto perché sono entrati un paio di canestri alla fine (6-24).

Nel 2° periodo, per la verità, pareva che la situazione stesse tornando alla normalità. Non prima di altri 5’ abbondanti, in cui Ragusa controllava lo scarto (14-33). Poi ecco un parziale di 13-0 guidato da Dojkic, e il 27-33 alla pausa, con inerzia a favore, poteva essere promettente per le suddite di Zanetti.
Invece no, ancora più sconcertante: tornavano ad afflosciarsi le V nere, e invece a battere come martelli le sicule; un clamoroso contro-riallungo, 40-55 al 30’, a suon di triple (4/8 nella frazione), l’ultima di Pastrello, altra italiana “working class” come Miccoli, e come del resto anche Milazzo (seppur più talentuosa), in un contrasto ancor più stridente con la passività delle grandi firme bolognesi.
Nell’ultimo quarto si rianimava Zanda con 7 punti di fila, e sul 50-59 a 6’15” dalla fine poteva ancora materializzarsi un clamoroso recupero, se Ragusa avesse ceduto di nervi o d’energie, e se Bologna avesse avuto consistenza da vera grande squadra, che fa i coperchi oltre alle pentole. Nulla di tutto ciò, perché Ragusa riprendeva il controllo con un 2-10 che di nuovo mostrava una consistenza da neve al sole per quanto concerne le figlie di san Petronio.
Finisce dunque 57-74 tra lo shock generale. Si hanno 5 in doppia cifra per Ragusa, mirabile prova collettiva (Juskaite 16 la top), con un brillante 10/21 da 3; mentre per la Virtus le cifre assolvono Zanda (23 punti con 10/16 al tiro), che però è affondata come le compagne nei due parzialacci, mentre Dojkic fa 10 punti con 3/13 e le altre “big” persino peggio. Stranissima la ri-sparizione di Cox, Peters e Rupert dopo essere scomparse in G1 e riapparse in G2; un fenomeno carsico, si direbbe con sarcasmo che coach Vincent non apprezzerebbe, :wacko: anche se qualche spiegazione di come gli sia implosa la squadra tra le mani dovrebbe fornirla. Il comunicato societario sulla partita, un po' grottescamente, ha messo solo il tabellino; neanche una riga di commento, né di dichiarazioni. :huh:

- Grande Ragusa a realizzare tutto ciò, per giunta senza Spreafico per tutta la serie (si parla di un possibile ritorno per la semifinale). Cosa potrà fare adesso contro Schio? Probabilmente non molto (anche se sottovalutarla una seconda volta sarebbe reato); intanto però per la società è un paradosso riuscire in un’impresa così, proprio nei giorni in cui s’infittiscono le voci di un’imminente rinuncia all’A1.
Clamorosa rivincita per Lardo, che fu cacciato dalle V nere nel mezzo della semifinale 2022 contro Venezia (che poi fu vinta da Gianolla al suo posto) e magari aveva anche qualche sassolello nelle scarpe per certi episodi dello scorso Europeo. La sua squadra ha impressionato soprattutto per la personalità, nelle due gare vinte. Ogni volta che Bologna si rianimava, arrivava la tripla-killer, la giocata difensiva, quant'altro di chirurgico per ricacciarla giù.

- Quanto a Bologna, forse serve uno psicologo per spiegare come sia stato possibile un tracollo così dopo aver dominato a Ragusa. Ma al di là del pessimo finale, è stata una stagione in ribasso per il progetto femminile Virtus. Dopo il primato nella scorsa regular season e la finale-scudetto persa in doppia volata con Schio, sembrava solo questione di tempo per salire l’ultimo gradino e prendersi lo scettro, cosa che nel primo trofeo stagionale (Supercoppa) in effetti è avvenuta, ma poi è tutto evaporato e il passo indietro è vistoso (nonostante il leggero miglioramento in Eurolega). Anche sul piano del coinvolgimento dell’ambiente: lo scorso anno la proprietà ripeteva a ogni pie’ sospinto quanto tenesse a vincere con le donne (al punto che gli aficionados del maschile s'erano rotti le scatole); quest’anno, l’impressione, sia pur osservando da fuori, è che si andasse avanti col pilota automatico, senza particolari entusiasmi né ambizioni. :unsure: Uscire ai quarti sia in Coppa che in campionato è un fallimento, vedremo se sarà anticamera di un rilancio o di un disimpegno.

- Il Sud felice è anche Campobasso, che sopravvive a una battaglia fra pugili allo stremo, in G3 col Geas, e raggiunge la prima semifinale della sua ancor giovane storia. Dopo l’incredibile epilogo di G2, con il colpo da Superenalotto di Kacerik sulla sirena, c’era da chiedersi se una delle due contendenti ne avrebbe cavato un effetto-scossa (Campobasso per entusiasmo, Sesto per reazione), rompendo così l’estenuante equilibrio che ha marchiato l’intera rivalità stagionale fra queste due compagini. Ebbene, no, entrambe sembravano ugualmente stanche, e/o rose dalla tensione. Poco prima dell’intervallo, però, il team del pastificio ha preso quel po’ di sopravvento che bastava per costringere il Geas all’ennesima rincorsa, che dopo aver dato l’impressione di potersi compiere, è sfociata invece in un esaurimento totale delle batterie e quindi nella resa.

- Il catino di Campobasso ribolle ancor più di sette giorni prima; è uno sfarfallio di bandiere e di colori, di suoni e di sapori. Mossa a sorpresa di Zanotti in avvio: Begic (benino in G1 ma opaca in G2) in quintetto al posto di Trucco. Obiettivo, immagino, qualche punto in più dentro l’area, per non legarsi troppo a quelli di Moore, cui le molisane sembrano ormai aver trovato l’antidoto. L’idea dà frutti, con la lunga croata autrice di 8 punti nel 1° quarto, anche se l’allunguccio ospite a +5 è subito rintuzzato dalle padrone di casa (14-15 al 10').
L'equilibrio continua per la maggior parte del 2° periodo (25-24 a -2'30"): Campobasso è più precisa al tiro ma perde troppi palloni (bel lavoro di Panzera su Quinonez, top scorer di gara-1); il Geas ne ricava quindi un vantaggio nei possessi ma non riesce a rompere il ghiaccio da 3 (0/8 a metà gara). La prima a interrompere la stitichezza generale con uno sprazzo di continuità è la squadra di casa con un 8-2 a ridosso dell'intervallo, autrici Mistinova, “core ’ngrato” Kacerik con un’entrata e Morrison con due liberi allo scadere: 33-26 al 20'.

- Nella ripresa s'aggrava la siccità degli attacchi, diventando desertica. Il parziale dell’intera seconda metà gara sarà 18-15. In 8 minuti l'Allianz cava appena 2 punti, Campobasso non fa molto meglio ma una tripla di Dedic vale il massimo vantaggio (39-28 al 28'). Un +11 in queste condizioni vale quasi un +20. Il Geas s’aggrappa alla consapevolezza d’aver rimontato mille volte, anche quando sembrava morto e sepolto, come in gara-2. Suonano la carica Moore su rimbalzo offensivo e Panzera da 3 in quello che rimarrà l'unico bersaglio sestese dall'arco (39-33 al 30').
L’ultimo quarto è una corrida selvaggia d’errori e lotte nel fango, intervallata da sporadicissimi canestri. il Geas alza il bunker difensivo e, come già in G1 e G2, Campobasso cala di lucidità, spesso non riuscendo nemmeno ad arrivare al tiro. Le rossonere sciupano buone occasioni da 3 per tornare a contatto, ma poi, insistendo, ci riescono con due liberi di Dotto e una "scucchiaiata" (o semigancio, che è più elegante) di Panzera dal post basso; comunque da applausi sul piano della personalità.
Sul 41-39 a -3'15" sembra nell'aria il sorpasso. Ma ecco il punto di svolta decisivo. Campobasso esce dal tunnel con una tripla di Quinonez - suo unico canestro dopo gli sfracelli in G1 e G2! - e un'entrata in "reverse" di Kunaiyi sulla linea di fondo: è il doppio colpo del k.o. perché il Geas continua a collezionare ferri dall'arco (1/22 il totale della serata, quasi drammatico lo sparalferro finale delle sestesi) e le molisane arrotondano dalla lunetta sino a un 51-41 fin troppo netto.
Si hanno, per le trionfanti, 13 punti di Morrison, 10 di Mistinova, 9 di Dedic; 7 di Trimboli; per le sconfitte, 11 di Begic (ma quasi tutti all’inizio), 11 di Panzera (anche stavolta emersa nel finale), anonime sia Gwathmey (7 con 3/8 anche se 9 rimba) e Moore (6 con 3/7), pochissimo da Trucco, Conti, Wadoux, qualcosa da Dotto ma nulla a che vedere con la super-prova in G1.

- Scatta la festa di un pubblico che non aveva mai raggiunto la semifinale di A1. Incontenibile l'esultanza di coach Sabatelli, un po' per indole focosa, un po' perché, per uno che"è" la società, non semplicemente "allena" la società, è l'apice di una storia personale prima ancora che professionale. In passato gli saranno fischiate le orecchie per via di chi gli dava dell'inamovibile per grazia di matrimonio (ed è innegabile che essere sposato con la patròn possa dare qualche vantaggio) :rolleyes: ma stavolta ha fatto un lavoro straordinario. Una stagione di grande continuità, a parte una flessione a inizio 2024, da cui però Campobasso ha saputo rilanciarsi benissimo; il tutto con un roster buono ma non eccelso. Ha qualche chance contro Venezia? Difficile; c’è entusiasmo ma sono in 7 già tirate al massimo. Ma tant'è, nessuno potrà rimproverare un'uscita in semifinale.

- Il Geas, invece, ha forse toccato il picco di condizione proprio in quell’inizio ’24 in cui ha strappato in terra molisana il biglietto per le semifinali di Coppa Italia, ma da fine marzo in avanti è parso in calando di forma (probabilmente ha pagato le fatiche spese nei primi mesi per sopperire alle assenze di Begic e Dotto), senza dimenticare l’infortunio di Bestagno che, pur tamponato dall’innesto di Wadoux, ha lasciato un vuoto negl’ingranaggi zanottiani. Sesto (S.G.) finisce al sesto (posto), per via dell'eliminazione di Bologna che scala al quinto; ma la sostanza è quella di un obiettivo massimo, che era la semifinale, mancato solo d'un soffio.
Finisce così la carriera di Giulia Arturi, la bandiera più longeva d'Italia, alla sua ultima apparizione a referto con la maglia che ha indossato per oltre un ventennio. Speriamo in un ripensamento per giocare in qualche categoria minore, foss’anche solo per diletto; ma la storia col Geas si chiude qui.



mercoledì 1 maggio 2024

A1, playout: in rimonta Brescia e Faenza fanno 1-0. A2, playoff & playout: altro che "Est più scarso"

- Le gare-1 dei playout erano attese con meritato interesse, perché la sensazione era che le due sfavorite, Battipaglia e Milano, arrivassero in crescita all'appuntamento cui si stavano preparando già da mesi, mentre Brescia vi giungeva a malincuore dopo aver visto sfumare prima i playoff, poi la salvezza diretta, e Faenza era reduce da 9 sconfitte di fila, di cui parecchie beffarde. E in effetti in ambo i casi le ospiti se la sono giocata eccome, conducendo con vantaggi in doppia cifra prima di subire la rimonta della compagine di casa. Quindi 1-0 ma le due battute hanno mostrato di avere le carte per, quantomeno, impattare la propria serie.

Brescia (che rimette dentro Skoric e in tribuna Trehub) è tesa ed imprecisa nella prima parte; Milano gagliarda, convinta e abile nello sfruttare un metro arbitrale che fischia ben più del solito: tanti falli bresciani, di cui vari evitabili, per aggressività che altre volte magari non viene punita, stavolta sì. E' una sorprendente Vintsilaiou a menare le danze per il Sanga. Garrick, formidabile, risponde ma nel primo tempo è sola: 15 punti lei, 16 il resto della squadra. Zanardi non è in serata offensiva; compenserà con rimbalzi e assist ma mancano i suoi punti come quelli di Louka, mentre fra le milanesi oltre all'ellenica sembrano tutte sul pezzo; forse Toffali un po' sottotono rispetto alle recenti prestazioni, ma comunque non negativa. Insomma all'intervallo si è sul 31-42 per le mediolanensi: sorprendente ma logico per quanto visto sin lì.
Cambia tutto però in pochi minuti nella ripresa, con lo sbloccarsi di Louka che martella dalla media. La difesa bresciana capisce come essere efficace senza tartassarsi di falli, anche se per la verità Zanardi e Tassinari commettono il quarto. Ma almeno non si regalano più tiri liberi come prima. Il Sanga fatica a trovare sbocchi in attacco ma soprattutto a mettere pezze in difesa: Brescia fa 7/12 da 2 e 4/5 da 3 nel 3° quarto. Una grandinata che svolta la partita, 31-13 di parziale, e Milano riuscirà sì a riavvicinarsi, nell'ultimo quarto, ma mai a riagganciare le padrone di casa. Che nel finale trovano un'inattesa Boothe "wonder woman", mai vista così: triple, stoppate, pure un intercetto più "coast to coast" in solitaria. E' la sentenza sulla prima sfida che s'archivia con un 86-77 (Garrick 31, Louka 22 e Boothe 13 per le vittoriose; Vintsilaiou 20, Dornstauder 13 e Toffali 10 per le battute).

Faenza ritrova dunque la strada per il referto rosa nel momento della verità. Battipaglia, sull'onda di un finale di regular season in ascesa, scatta sul +11 in pochi minuti, scarto poi ribadito nel 2° quarto; all'intervallo è 32-40 con canestro allo scadere di Domenger, top scorer delle sue (era uscita per infortunio nell'overtime della settimana prima, evidentemente nulla di grave).
Anche qui è il 3° quarto a far svoltare la disfida. Battipaglia tocca il +13 (34-47) ma poi, provvidenziale, un 13-2 in meno di 4', ispirato da Franceschelli e Cvijanovic, rianima Faenza che sulla scia sorpassa con Peresson; reagisce una Smorto molto...viva (ah ah), ma ecco allo scadere la vera giocata-chiave: Tagliamento segna con fallo subito, sbaglia il libero, arraffa il rimbalzo e realizza ancora (54-53 al 30'). Poi ancora lei, nell'ultimo quarto, realizza due triple per la fuga decisiva delle romagnole, che chiudono 74-66. In appena due frangenti l'estrosa pugliese confeziona quindi i suoi unici 10 punti della partita, tutti però pesanti come il bronzo.
Le tops sono Dixon e Cvijanovic con 15 e Peresson con 14 per Faè; Domenger con 16, Johnson con 13 e Ferrari con 12 per Batti.

- In A2 la prima tornata di sfide incrociate fra i gironi, con le gare-1 di playoff e playout, è uno shock per i teorici della supremazia dell'Ovest sull'Est: finisce 9-3 per le orientali, :woot: e persino la massima potenza occidentale, Derthona, suda varie camicie con l'ottava di levante, Bolzano (49-47). Rispettano il pronostico, per l'Ovest, anche Costa e Valdarno con autorità, ma Mantova è infilzata da Treviso, mentre non riesce il colpo a Broni dopo 37' in equilibrio a Matelica. Da copione le vittorie di Udine e Alpo (38 di valutazione per Frustaci), meno scontata quella dell'incompleta Roseto su Selargius.
E' però nei playout il vero "golpe" dell'Est che fa cappotto, in particolare con i successi esterni di Ancona sul Basket Roma (che ha recuperato Benini dopo Lucantoni) e, vera sorpresa almeno nello scarto, di Vigarano a Torino, considerando che le ferraresi avevano scampato la retrocessione diretta mentre Torino aveva sfiorato la salvezza immediata; 33 di Siciliano.

martedì 30 aprile 2024

A1, quarti G2: Schio e Venezia chiudono in carrozza; la risposta di Bologna; il miracolo di Kacerik

 - Erano scontati i 2-0 per Schio e Venezia nei playoff di A1. San Martino e Roma erano arrivate ai playoff tirandosi il collo, non ne avevano per andare oltre. Le Lupe, per giunta, nell'imminenza di gara-2 hanno perso Soule per partenza non autorizzata (volgarmente detta "fuga"), :angry: destinazione training camps Wnba; e senza lei oltre a Kostowicz, affrontare Schio era come fermare un cannone a mani nude. Va dato atto che con la consueta generosità, le discepole di Piazza scatenavano la solita sarabanda a ritmo forsennato, riuscendo nel 1° quarto e mezzo a irretire Schio a suon di corse e di triple (28-19 al 10', 35-29 al 15').

Il Famila peraltro sa benissimo di dover solo aspettare che i nodi del serbatoio luparense vengano al pettine: parziale di 0-20 a cavallo della pausa lunga e la partita muore. La benza di SML è talmente esaurita che a metà ultimo quarto Schio tocca il +30, poi ha pietà (67-90).
Si hanno 16 punti di Verona e 13 di Sottana nelle distribuitissime marcature arancioni; 18 Turcinovic, 11 Conte, 9+8 rimba + 6 assist D'Alie; menzioniamo anche i 9 di Arado perché la ragazza, sia pur senza far miracoli, è cresciuta ed essendo una lunga italiana è un panda da tutelare.

- Ancor meno pepe nella G2 tra Roma e Venezia. L'ossigeno dell'Oxygen :wacko: è già ampiamente consumato; non bastano i 1672 spettatori ufficiali (dato notevole) a insufflarne qualche litro negli esausti polmoni delle capitoline, le quali cedono di schianto sin dall'inizio (13-28 al 10', 28-55 al 20'); il resto è flanella sino al 67-91 conclusivo.
Per Roma unica sopra le righe è Dongue con 25 punti (12/14); per la Reyer ne ha 21 in 19' Kuier, 17+14 rimba Shepard. Va detto che, almeno in questa serie, le due lunghe titolari orogranata sembrano aver capito che senza il loro cambio, e scudiera principe, Cubaj, debbono produrre di più. Certo però la semifinale sarà ben più probante.

- Le altre due serie, e qui non era affatto scontato, vanno sull’1-1 con la risposta in trasferta di chi aveva steccato in casa. Pare evidente che a Bologna debbano essersi detti due paroline dopo gara-1, perché la squadra insipida, non sai se più contratta o più svagata, che s’era fatta uccellare nella cavernosa Segafredo Arena, lascia il posto a un rullo compressore che frantuma, sin dalla palla a due, ogni speranza di Ragusa di bissare l’impresa. La storia della partita è già nel 2-16 iniziale, che diventa 8-21 al 10’ e 12-30 intorno al 14’. Battono colpi, soprattutto, le assenti ingiustificate di gara-1, ovvero Cox, Peters e Rupert. Poi, va detto, le sicule imbastiscono una reazione con un 12-0 sul finire del 2° quarto, che lascia il discorso aperto all’intervallo (24-32).
Ma a inizio ripresa entra in scena Zanda che con 10 punti in 4 minuti riammazza la partita (28-47), rincarando poi la dose in avvio di 4° periodo; addirittura 41-70 al 34’, eccessiva punizione per Ragusa (seppur parzialmente mitigata nel punteggio finale, 59-81), ma anche un messaggio in vista di gara-3, come a dire “se facciamo sul serio non avete scampo”. vedremo.
Si hanno 18 punti di Zanda (8/14), 16 di Rupert, 13 di Cox e Peters per Bologna, 16 di Jakubcova e 12 di Milazzo per Ragusa che, se fosse vera la voce di abbandono imminente, potrebbe aver giocato l’ultima partita casalinga in A1. Di sicuro v’è che “Pescatrice del fiume Sprea” (questo il significato del cognome Spreafico, controllare per credere) -_- mancava nuovamente e la disparità di forze tra le due contendenti richiede un miracolo alle sicule per sovvertire il pronostico di gara-3.

- Personalmente mi sono recato a Sesto San Giovanni per gara-2 fra Geas e Campobasso, che ha regalato un finale da annali. Il canestro dell’anno, con ogni probabilità, quello di Martina Kacerik, lei che, da membro importante della “generazione di fenomeni” capeggiata da Zandalasini, crebbe in quel palazzetto che domenica ha lasciato di pietra, al pari della sua ex allenatrice Zanotti. :o:
Potrebbe, Kacerik, raccontare che, conoscendo alla perfezione i tabelloni del PalaNat, abbia calcolato esattamente che scagliando la palla a una mano da quella posizione, 45° gradi a destra, un passo fuori dall’arco dei 3 punti, con Conti incollata addosso e a braccia protese, servisse esattamente quella traiettoria acciocché la sfera battesse contro la parte alta del vetro e s’infilasse nella retìna. Non ci crederebbe nessuno. :lol:

- Un colpo di fortuna. Ma meritato, bisogna dire, per Campobasso. E’ vero che alla fine chi merita è chi arriva primo al traguardo, non chi trascorre più minuti in testa; e il Geas con l’ennesima rimonta stagionale s’era apparecchiato la tavola per una probabile vittoria al supplementare. Perché le molisane parevano cotte, avevano perso la formidabile Quinonez per falli e ne avevano altre due con 4 penalità. Quindi il “lucky shot” di Kacerik ha riscritto un copione che sembrava prevedere l’apoteosi del Geas all’overtime col 2-0 nella serie e la seconda semifinale consecutiva.
Ma nel complesso della partita, Campobasso ha fatto di più per portarla a casa. Le sestesi, che avevano vinto tutte le loro precedenti 7 volate, tendono ad aspettare di finire spalle al muro per darsi quella scossa che le trasforma in modo persino impressionante. Gara-2 di domenica ha estremizzato questa tendenza.
Dinnanzi a un pubblico abbondante (seppur non tutto esaurito), dopo un inizio che sembrava proseguire l’onda del secondo supplementare di mercoledì, si era sul 14-4 Geas al 5’. Ebbene, da lì c’è stato un inopinato e lunghissimo blackout delle sestesi, con un parziale addirittura di 9-35 nei 15’ successivi. :woot: Con l’impatto fortissimo di Quinonez - già notevole in G1 - e le sue scorribande a tutto campo, senza disdegnare anche una tripla a bersaglio; Kunaiyi a farsi sentire nel duello fra titane con una Moore non deficitaria ma nemmeno brillante; Morrison con varie incursioni anche lei e graffiante in difesa. Più energie, in generale, per Campobasso in questo frangente; un Geas che produce il suo guizzo migliore… fuori tempo massimo (Conti da metà campo un attimo dopo la sirena del 1° quarto) e per il resto incassa con anomala passività un canestro dopo l’altro. Sino a sprofondare a meno 16 all’intervallo (23-39).

- Nella pausa la bandiera Arturi riceve un nuovo omaggio, dopo quello di due settimane prima: viene premiata dal suo storico dirigente Nonino ed è annunciato il ritiro della sua maglia numero 5. Non sembra, però, rianimarsi il Geas, giacché nei primi 5’ del 3° quarto la situazione rimane pressoché invariata, anzi Campobasso tocca il massimo vantaggio sul +18.
Eppure, memori delle tante rimonte precedenti, c’è l’aria che prima o poi scocchi la scintilla che inverta la freccia della partita. E così avviene quando Zanotti rinunci all’ingessato e legnoso quintetto con due lunghe, lasciando solo Moore e togliendo Trucco/Begic in favore di Wadoux/Conti, con Dotto, Panzera e Gwathmey fisse dentro. Insomma un quintetto piccolo che alza il ritmo senza patire la mancanza di stazza in difesa, anzi iniziando a recuperare palloni e a non far più passare nulla in area.
A fine 3° quarto il distacco è già quasi dimezzato (41-51).

- Nei primi 5’30” dell’ultima frazione, Campobasso realizza solo con due “coast to coast” di Quinonez e Trimboli, belli ma casuali: a difesa schierata non segna più. Il Geas trova invece un'Ilaria Panzera straordinaria per personalità ed efficacia nelle esecuzioni. Segna 11 punti nel solo ultimo quarto, senza sbagliare nulla, da fuori e in entrata; recupera anche palloni. Se non fosse che la sua discontinuità realizzativa è tuttora il suo tallone d’Achille (in gara-1 aveva fatto 2 punti con 1/5 al tiro in 30’) ci staremmo godendo una guardia azzurra di livello Eurolega. :unsure: Magari lo sarà. Ma non divaghiamo sul futuro. Panzera realizza da 3 e poi in entrata per il 57-58 a -1’50”. Il pubblico sestese, attonito durante il frangente buio, ora fiammeggia, strombetta a tutto spiano e s’alza in piedi a ogni stoccata del prodotto di casa.
A talento però risponde talento: Quinonez escogita dal cilindro un 1 contro 1 su Gwathmey con virata a centro area, canestro e fallo: 57-61. Poco dopo, Kunaiyi, felina, trasforma una quasi palla persa delle sue in un’incursione a canestro che concretizza almeno a metà con un libero (57-62 a -1’10”).
Quindi Campobasso con uno scatto di reni si riappropria della partita. Ma il Geas risponde con una tripla di Wadoux su rimessa dopo il timeout, consumando appena 2 secondi (presumibilmente un’azione ben disegnata): 60-62. Poi una difesa forte delle sestesi, Morrison forza dalla media sullo scadere dei 24”; non va. La Molisana ha due falli da spendere entro il bonus e li usa, ritardando l’azione del Geas. Ma uno di questi è il quinto di Quinonez, che manda su ogni furia Sabatelli; e oltretutto non serve, perché Panzera, treno potente ed agile in egual misura, s’incunea in area dal lato sinistro e realizza il 62-62 a -8”. Boato.
Timeout e rimessa in zona d’attacco per Campo. Stavolta tocca al Geas spendere fallo entro il bonus. Nuova rimessa con appena 5”. Trimboli passa a Kunaiyi che gliela restituisce; è chiusissima, trova in qualche modo Kacerik, e il finale è già stato descritto prima (62-65).
Si hanno 21 punti di Panzera e 13 di Moore per le battute; solo Quinonez in doppia cifra (15) per le esultanti, ma tanto collettivo con 6 giocatrici fra i 7 e i 9 punti. Le cifre di squadra s'equivalgono o quasi; Campobasso più precisa da 2; Geas molto meglio nei rimbalzi offensivi (10 contro appena 1), ma non è bastato.

- La saga si decide dunque alla terza partita. Riuscirà Sesto a vincere per la quarta volta in 4 mesi a Campo? :unsure: A volte la mazzata allo scadere ti abbatte, a volte invece ti dà la sveglia. Così come la vittoria rocambolesca ti può gasare ma anche prosciugare energie fisiche e mentali. In poche parole non ho la minima idea di come finirà. Credo che il Geas sia superiore come caratura, ma non mi sembra nella miglior condizione di forma, e questo riduce pressoché a zero il divario già esiguo fra le due compagini.
Per il momento la Magnolia ha legittimamente celebrato l’impresa che l’ha tenuta in vita, facendosi mucchio selvaggio intorno all’autrice della storica pennellata. La cui felicità, ben immortalata da Marco Brioschi nella foto qui sotto, fa piacere a chi ricorda il suo percorso non facile di recupero dall’infortunio che qualche anno fa la tenne fuori a lungo; e in generale una carriera, la sua, spesa al servizio delle compagne, da ideale gregaria di sacrificio. Meritava una soddisfazione così, anche se dovesse rivelarsi effimera qualora il Geas vincesse gara-3. :b: